Il turismo delle radici a che punto siamo?

TURISMO delle RADICI. A che punto siamo?

Abbiamo fatto alcune domande sullo stato dell’arte attuale alla Sig.ra Piera Badia, che si occupa del settore del turismo delle radici per gli abruzzesi emigrati all’estero e loro discendenti.

1. Che tipo di emigrato, o suo discendente, cerca di ricostruire il suo albero genealogico? Perché lo fanno?

In grande maggioranza si tratta di statunitensi. Gli anziani di seconda generazione spesso sono per lo più interessati a visitare i luoghi d’origine e se possibile a incontrare parenti che non hanno mai conosciuto. Forse sarà l’ultima occasione per loro di venire in Italia.

Il turismo delle radici a che punto siamo?

Abbiamo avuto “turisti” ottantenni, accompagnati da figli e nipoti. I discendenti americani, una volta andati in pensione, spesso dopo aver perso i genitori, si sentono “in obbligo”, di onorare i loro avi che con innumerevoli sofferenze hanno voluto offrire alla loro discendenza un futuro migliore.

Negli Stati Uniti d’America, la ricerca delle radici è molto sentita.

Molti vengono “imbrogliati” da pseudo-società araldiche che vendono loro un blasone su pergamena risalente al Medioevo di qualche nobile dal cognome simile. Per i più giovani il turismo, la visita dei luoghi ancestrali, spesso avverrà nell’ambito di un più vasto tour d’Italia e di vari Paesi d’Europa, o in occasione di un viaggio di lavoro, e si organizzano autonomamente con i vari siti di prenotazione online, noleggiando auto, utilizzando i social per trovare contatti.

2. “Mappa delle radici” e “passaporto delle radici”. Cos’è? Come funziona?

La ricerca genealogica è il business più diffuso. Molti siti e software permettono di inserire dati e creano pedigree che possono essere continuamente aggiornati e condivisi. Alcuni sono gratuiti, come familysearch.org, altri chiedono un abbonamento annuale, come ancestry.com

Molto si può fare online, ricercando negli archivi di stato italiani online, nei comuni di origine se disponibili, rintracciando parenti in Italia, visitando archivi e parrocchie, fotografando documenti. Il lavoro di ricerca è consegnato al cliente con spiegazioni dei documenti in inglese.

3. Lei è a contatto diretto con il target. Pensa che il turismo delle radici possa davvero essere un business interessante?

In base all’esperienza maturata in Abruzzo, questi “tour” sono complessi da organizzare, perché di solito con piccoli gruppi familiari, anziani da assistere adeguatamente, destinazioni in cui portarli lontane dai classici itinerari turistici. Spesso è necessaria una visita preliminare dei luoghi che si andranno a visitare, e bisogna prendere accordi con comuni, parrocchie, eventuali parenti. Assieme al gruppo, per quanto piccolo, per tutta la durata del tour va prevista la presenza di un autista, di un operatore logistico che provveda anche ai menu e pagamenti, di un interprete, e di qualcuno in sede operativa a cui far riferimento per ogni necessità o imprevisto. La logistica dei trasporti, alberghi e ristoranti, le assicurazioni, la preparazione finanziaria, rendono il tour alquanto costoso per i clienti.