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E’ il turno delle banche

Che lo vogliamo o no, non saranno certo i decreti Cura Italia a curare l’Italia. Né, da soli, gli infiniti miliardi, stanziati o da stanziare, su cui si continua a trattare nelle stanze del potere nazionali ed europee. C’è bisogno che attori forti quali sono le banche entrino in campo in un’ottica di sviluppo dell’economia reale.

La storia evidenzia che nell’arco di 100 anni l’Italia si è trasformata da nazione semirurale a potenza industriale a livello mondiale. Questo passaggio è stato possibile grazie al sostegno che le banche hanno fornito a cittadini e imprese. Nell’immediato secondo dopoguerra in particolare, si è creata una positiva integrazione tra il settore bancario e le imprese.

Gli Istituti bancari hanno promosso nuovi investimenti tramite la concessione di prestiti alle imprese con la automatica conseguenza che gli imprenditori hanno potuto potenziare la propria attività. E così, a catena, la remunerazione dei lavoratori è aumentata generando inevitabilmente maggiore ricchezza e maggiore potere d’acquisto per la parte più consistente della società. Anzi, con tale meccanismo è stato possibile non solo aumentare la qualità della vita, ma destinare al risparmio una parte della propria ricchezza. Tutto questo si è tradotto in qualcosa che si può definire semplicemente in benessere economico e sociale.

Così, gli istituti bancari hanno assunto un ruolo non solo spiccatamente economico, ma anche di supporto alla “salute sociale” dello Stato.

Poi, l’intero sistema è crollato. Oggi l’accesso al credito è disciplinato da diversi trattati europei che prevedono norme sempre più stringenti per la valutazione della capacità di rimborso di chi richiede un prestito. E’ sempre più difficile ottenere credito dalle banche e la conseguenza è che alla relazione che associava il credito dei lavoratori al debito delle aziende per creare e sostenere lo sviluppo economico è andata sostituendosi la relazione opposta, caratterizzata dall’aumento dell’indebitamento personale, da un lato, e dalla crescita dei profitti aziendali non reinvestiti nella produzione dall’altro.

Ora più che mai c’è bisogno delle banche. E l’Europa, l’unica che può farlo, deve allentare le maglie che oggi di fatto azzerano la possibilità di accesso al credito da parte delle imprese.