miele

Il settore apistico in Italia

Secondo l’ultimo rapporto “Ismea”, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, diffuso nel luglio 2019 e riferito al 2018, “l’Europa è il secondo produttore al mondo di miele con i suoi 17,5 milioni ca. di alveari e oltre 650 mila ca. di applicatori.
Di Paola Caracciolo

Un settore con un limitato valore economico, ma di inestimabile importanza per l’agricoltura, in quanto responsabile dell’80% delle impollinazioni dei prodotti agricoli (Commissione UE)”. L’Italia è il quarto paese produttore in Europa, mentre il primo è la Spagna.

L’Osservatorio Nazionale Miele, nel 2019 ha stimato in 15.000 tonnellate la produzione italiana di miele, sulle 23.000 tonnellate attese. Nel 2018 la stima era di 22.000 tonnellate. La scorsa annata, infatti, ha reso evidenti i principali limiti di cui devono tener conto gli apicoltori nel momento in cui decidono di avviare la propria attività, ovvero: i cambiamenti climatici, che nel 2019 sono stati particolarmente gravi ed estesi a tutte le regioni d’Italia e che hanno rivoluzionato i ritmi stagionali, danneggiando fortemente la produzione e le conseguenze degli avvelenamenti da fitofarmaci, sia al Nord che al Sud. Inoltre, la concorrenza “sleale” del miele di importazione, di qualità scadente e più economico di quello italiano e la possibilità di una contrazione dei consumi, che nel 2019 hanno in seconda battuta aggravato la situazione già critica.

Esistono numerosi tipi di miele, Il millefiori è il più commercializzato e deriva dal nettare di più specie di fiori. Il miele unifiore, vale a dire il miele che deriva da un’unica specie botanica, può essere di: acacia (Robinia Pseudoacacia L.), acero campestre (Acer campestre L.), agrumi (Citrus spp.), borraggine (Borago officinalis L.), caprifoglio (Lonicera caprifolium L.), castagno (Castanea sativa Miller), colza (Brassica napus L.), edera (Hedera helix L.), erba medica (Medicago sativa L.), erica (Calluna vulgarisL.), eucalipto (Eucayilptus camaldulensis Dehnh), facelia (Phacelia tanacetifolia Benth.), fruttifere (Prunus spp.), girasole (Helianthus annuus L.), ginestrino (Lotus cornicolatus L.), lampone (Rubus idaeus L.), rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), trifoglio violetto (Trifolium pratense L.), tarassaco (Taraxacum officinale Weber ex F.H.Wigg.), rododendro (Rododendrum Irsutum L.).
Nel 2019 la produzione quasi nulla del miele di acacia e l’assenza del miele di agrumi hanno provocato danni per 73 milioni di euro, mentre nel 2018 si era registrato un ritorno proprio al miele di acacia nelle regioni del Nord. Nel 2019 anche le altre produzioni di mieli primaverili sono risultate decimate.
Sempre secondo l’Osservatorio Nazionale Miele, nel 2019 in Italia si è verificata una considerevole diminuzione dei prezzi all’ingrosso.

Attualmente nel nostro Paese sono presenti: 62944 apicoltori, 1597739 alveari e sciami e oltre 60 tipi di mieli. Anche in virtù di questi numeri, possiamo affermare che il miele italiano è uno dei migliori al mondo per qualità, varietà e certificazioni. Per rendere sicuro e riconoscibile il prodotto, la Federazione Apicoltori Italiani utilizza un sigillo di garanzia con il tricolore italiano, con relativa numerazione, che permette di individuare con facilità ciascun associato.

L’affidabilità dei mieli di importazione, in particolare di quelli “made in China”, è al contrario di gran lunga minore poichè spesso i prodotti extra-UE risultano estremamente concorrenziali in quanto a prezzo, ma altamente edulcorati e privi delle necessarie informazioni rivolte al consumatore, di regola presenti in etichetta. Per tale motivo, le Organizzazioni cooperative e agricole della UE (Copa e Cogeca), che comprendono quindi anche l’Italia, lo scorso gennaio hanno chiesto all’Unione Europea di introdurre l’etichettatura del Paese di provenienza sulle miscele di miele.

Dunque, in attesa che l’UE regolarizzi la commercializzazione dei mieli non europei, meglio diffidare di quelli offerti a prezzi stracciati e di dubbia composizione. Come ha spiegato nel corso di una vecchia intervista l’ex- Presidente dell’APAP, Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini, Associata FAI Emilia Romagna: “Il miele, come il vino e come l’olio, è un prodotto vivo, strettamente legato al territorio. Porta con sé le proprietà del fiore da cui deriva. Se si ha la fortuna di conoscere un apicoltore della propria zona, di visitarne l’attività e degustare i vari tipi di miele, si riesce ad acquistare un prodotto sicuro e a chilometro zero, che mantiene viva la zona di provenienza”. Lasciando magari sullo scaffale del supermarcato gli improbabili barattoli lavorati in Cina o in altri paesi esteri, lontani anni luce dall’eccellenza italiana di settore.