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La dote preziosa chiamata antifragilità

Taleb: “Il mio sogno, o soluzione, è che venga istituita la Giornata nazionale dell’imprenditore, con lo slogan: “… vi siamo grati per i rischi che correte e per i sacrifici che state facendo per il bene della crescita economica mondiale e per liberare altri dalla povertà. Siete la fonte della nostra antifragilità. La nazione vi ringrazia…”.
di Paola Caracciolo

L’antifragilità è una dote preziosa, che permette di gestire con intelligenza difficoltà, rischi e imprevisti. Milioni di persone nel mondo soffrono di una malattia fastidiosa e invalidante, chiamata “fragilite” o “fragilità acuta”.

Chi ne è affetto, nei momenti di difficoltà, proprio come accade nella bella favola di Esopo “I vasi”, somiglia al vaso di terracotta che, trascinato dalla corrente del fiume, implora il vaso di rame di farsi da parte, poiché teme di andare in frantumi se toccato dal suo metallo forte. La “fragilite” è un morbo che si contrae con facilità. Basta poco: un’indole poco temprata, un problema fisico, un disagio interiore mai risolto, un vuoto emotivo che ci perseguita dall’infanzia o esser cresciuti in un ambiente inutilmente iperprotettivo.

Spesso sono sufficienti i dolori che la vita ci rovescia addosso ogni giorno e nient’altro. Dolori che, invece di rinvigorirci come vorrebbero i luoghi comuni, fiaccano e disintegrano il nostro ego. Per chi si ammala di “fragilità acuta”, gli imprevisti, anche quelli facilmente risolvibili, diventano difficoltà insormontabili.

Gli inevitabili rovesci della sorte si tramutano in disastrose calamità, impossibili da dominare. Nel mondo, però, in tanti sono immuni da questo morbo molesto oppure guariscono velocemente, dopo averlo contratto, grazie ad un unguento miracoloso: “l’antifragilità”.

Ma cos’è “l’antifragilità”?

Fuor di metafora clinica, antifragilità è prima di tutto un concetto molto interessante, che profuma di buon senso e antica saggezza popolare. A Nassim Nicholas Taleb, filoso ed esperto di matematica finanziaria, libanese naturalizzato statunitense, spetta però il merito di aver coniato in tempi recenti il neologismo adatto, come ci viene spiegato nel suo libro del 2012, intitolato appunto “Antifragile, prosperare nel disordine” e di aver argomentato la sua creazione con esempi originali e insoliti, mutuati dalla mitologia greca e dai più svariati ambiti dello scibile umano.

Il suo pensiero parte dal presupposto che non esista in nessun idioma un termine che indichi il contrario dell’aggettivo “fragile”. Fragile è un oggetto, una persona, una situazione, un progetto che va in pezzi quando viene sfiancato da pressioni esterne o interne che non riesce a sopportare.

L’aggettivo “robusto”, unanimemente accettato come sua antitesi, in realtà non lo è perché si riferisce ad un concetto relativo e non assoluto. Anche l’arnese più robusto, la persona o la situazione più solida restano tali finchè la scala temporale che prendiamo in esame o il tipo di stress in atto lo consentono. Come dire, superato un certo limite e osservata da un’altra prospettiva, la “robustezza” cede.

Si potrebbe parlare, a mio avviso, di “indistruttibilità” o di “infrangibilità” per rendere il concetto di “fragilità” al suo opposto. Ma la teoria di Taleb si spinge oltre e supera anche l’ormai inflazionatissimo concetto di “resilienza”, che alla lettera indica la “proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi” (dal dizionario Garzanti).

Così come in psicologia, con “resilienza” si intende l’encomiabile capacità di saper fronteggiare le difficoltà e gli eventi traumatici e di sapersi riorganizzare in maniera positiva, riuscendo ad afferrare tutte le nuove opportunità che la vita offre, restando fermamente uguali e fedeli a se stessi. Per il filosofo Taleb, l’opposto del fragile è solo uno: “l’antifragile”.

Come l’Idra di Lerna, il leggendario mostro a 9 teste della mitologia greco- romana., che vedeva spuntare 2 nuove teste dal moncherino ogni volta che gliene veniva mozzata una, l’antifragile non solo è in grado di superare imprevisti e lotte. Dallo scontro e dalle avversità, egli esce più forte e rigenerato, cambiato. Mai simile alla sua forma interiore precedente. Le difficoltà superate lo elevano al rango di nobile guerriero, di persona migliore. Nel caos è a proprio agio, ama il disordine, l’incertezza non lo spaventa, il rischio lo stimola. Insomma, è un pò masochista, ma sa il fatto suo, perchè riesce ogni giorno a reinventarsi. In realtà, dominare la resistenza al cambiamento, accettare nuove sfide, trasformare gli errori in successi e i danni in vantaggi, sono pratiche note, figlie della filosofia, della psicologia, dell’intelligenza e delle esperienze di vita di ognuno.

Persino Margaret Mitchell con la sua Scarlet O’Hara in “Via col vento” ha tratteggiato un’eroina volitiva e indomita, abile nel volgere a proprio beneficio le sventure della vita. Da questo punto di vista, lo studioso Taleb ha inventato poco o nulla. Il suo pensiero, però, condivisibile o meno, affascina perchè la sua antifragilità si nutre di imprevisti, non si limita a subirli e a risolverli, li insegue. E’ alla costante ricerca di avventure, di variabili, di casualità, di serendipità.

Cercando qualcosa confida sempre di trovare e imparare qualcosa di altro. Applicando poi le sue teorie ai massimi sistemi, alla politica, al governo degli stati, alla finanza, al funzionamento dei mercati mondiali, il matematico Taleb si convince, infine, di quanto il mestiere dell’imprenditore sia più utile della carriera accademica, di quanto il lavoratore autonomo sia più antifragile del dipendente e di come affrontare il rischio d’impresa, anche fallire, sia funzionale al benessere e alla crescita dell’intera collettività.

Tanto da arrivare a scrivere con enfasi nel suo libro: “Il mio sogno, o soluzione, è che venga istituita la Giornata nazionale dell’imprenditore, con il seguente slogan: “La maggior parte di voi fallirà, non sarà rispettata, diventerà povera, ma vi siamo grati per i rischi che correte e per i sacrifici che state facendo per il bene della crescita economica mondiale e per liberare altri dalla povertà. Siete la fonte della nostra antifragilità. La nazione vi ringrazia”.