TURISMO DELLE RADICI – Quanto ci pagano per riscoprirsi italiani

 

Partono con l’acquisto di diari di viaggio e qualche informazione sui propri parenti, e poi atterrano in Italia,
per sentirsi veramente italiani!

Un turismo particolarmente finanziato, ma ancora poco conosciuto?
Stiamo parlando del turismo delle radici, denominato nel testo del PNRR come “Passaporto delle radici”.

Si tratta di un fenomeno che coinvolge tra i 60 e gli 80 milioni di persone provenienti da tutto il mondo (dati Enit-Agenzia nazionale del turismo).

L’offerta turistica è strutturata per coniugare la proposta di beni e servizi del settore
turistico con la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti.
Secondo una tendenza che parte dagli Stati Uniti, tantissimi italo discendenti arrivano in Italia con l’obiettivo di ricostruire un contatto con le radici Italiane.

Qualunque siano le ragioni, si tratta di una tipologia di turismo che consente di catturare un target fortemente differenziato e che è particolarmente in crescita oltreché finanziato
da enti pubblici, finanche la Commissione europea.

All’estero c’è una tendenza in atto, che sembra partire dalla fascia di

persone tra i 25 e 39 anni: una celebrazione della “bellezza italiana”, del suo incedere lento e dei piccoli piaceri che ne derivano che sembrano una boccata d’aria dalla routine caotica. Ed è proprio questa che spinge gli italo-discendenti a fare viaggi in Italia! Grazie agli incentivi

destinati al settore imprenditoriale del turismo e ad una immagine dell’Italia un po’ ferma del tempo, decisamente romantica, anche se un po’ distante da come la viviamo noi, che è promossa online, sarà possibile generare buoni business.

Dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale parte un progetto che vede uno stanziamento di fondi pari a 20 milioni di euro. Ad oggi, sono centinaia le piattaforme appositamente pensate per ricostruire e ritrovare le famiglie lasciate in Italia, ed è interessante riflettere sul fatto che dal turismo si crea un collegamento più
ampio con altri business, che vanno anche oltre al settore turistico stesso, come per esempio la vendita di alberi genealogici o di merchandising personalizzato e a tema. Ad esempio, i costi di alcuni servizi collaterali (e complementari) è possibile trovarli con una veloce ricerca online. Si parla anche di 700 euro per la stampa
di libri di famiglia, grazie ai quale si dovrebbe essere in grado di rivivere la storia dei propri antenati. Invece, molti spenderanno un minimo di 250 euro per il confezionamento di cofanetti con qualche informazione sui propri bisnonni e un diario in cui appuntare le proprie ricerche, mentre si è in viaggio nel tentativo di ripercorrere i loro passi. E chi è disposto a spendere quasi 1000 euro per un quaderno, quanto vorrà spendere per un pacchetto all inclusive con esperienze dal passato già organizzate?

Una catena di potenziale profitto che inizia dall’altra parte del mondo, che ha come destinazione l’Italia, e che spinge sempre più imprese a pensare a delle convenzioni e dei pacchetti appositi, personalizzati e specifici per i “viaggiatori delle radici” che possono far timbrare il proprio ufficiale “Passaporto delle radici” e seguire delle “Mappe delle
radici”.

Nel testo del capitolo dedicato al fondo, sono individuate una serie di azioni collaterali quali, ad esempio, digitalizzazione di dati e documenti, l’istituzione di musei dell’integrazione. Insomma, un nuovo modello di turismo, redditizio e ricco di contributi, a cui vale la pena interessarsi. Loro pagano per vivere la “Dolce vita” all’italiana e, forse, può essere divertente guadagnare ritrovandosi nell’Italia che fu.