Vegetariani e vegani

Essere vegetariani e vegani è ormai diventato uno stile di vita, che offre interessanti opportunità di sviluppo per un business etico, all’insegna della salute e del rispetto per tutti gli esseri viventi.
di Paola Caracciolo

Secondo il 31° Rapporto Italia Eurispes 2019, il 5,4% degli Italiani è vegeteriano, mentre l’1,9% è vegano. Nel complesso, vegetariani e vegani rappresentano il 7,3% del campione, confermando un dato stabile da ormai 6 anni. L’unica novità è rappresentata dal fatto che, a fronte del gruppo che ha sperimentato e poi abbandonato (4,9%), si registra una leggera diminuzione dei vegetariani (- 0,8% rispetto al 2018) a favore di un aumento  dei vegani (+ 1% rispetto al 2018).

Ciò significa che  dopo aver abolito carne, insaccati e pesce, anziché abbandonare e tornare ad esseri onnivori, una piccola fetta di vegetariani opta per uno stile più estremo e consapevole. Arrivando a bandire dalla propria tavola tutti i derivati di origine animale (uova, latte, latticini, formaggi, oli e grassi animali, etc.) per abbracciare una dieta totalmente a base vegetale ed una condotta di vita “cruelty free”.

C’è chi diventa vegano per motivi di salute (3 persone su 10) e chi si converte al veganesimo (25,1% del totale) per amore. Il primo gruppo, quello dei salutisti, sceglie un regime alimentare più genuino e controllato a fronte di una serie di dati oggettivi: grassi che ostruiscono le arterie e alzano i livelli del colesterolo, alimenti che contengono pesticidi e conservanti tossici, rischio di insorgenze tumorali, mangime scadente tagliato con elevate dosi di antibiotici per foraggiare animali rinchiusi in gabbie che spesso violano le più elementari norme d’igiene.

Il secondo gruppo, quello degli animalisti, nutre un affetto smisurato ed  incondizionato per  tutti gli animali. Li rispetta profondamente e li considera esseri senzienti al pari dell’uomo: non oggetti, non cibo, non cavie, non schiavi da spremere e gettar via dopo l’uso. Parimenti, rispetta l’ambiente, si batte per cambiare le regole del gioco e sogna un mondo migliore ed incontaminato. Per questo genere di persone, ad es., il problema degli allevamenti intensivi è rappresentato dalle orribili condizioni di vita e dalle atroci sofferenze che gli animali sfruttati sono costretti a subire, più che dalla scarsa qualità della carne o delle uove, che saranno poi “svendute” per pochi euro al supermercato.

Ulteriori indagini fanno riferimento a categorie intermedie, popolate da individui motivati e di sani principi, ma non ancora pronti ad introdurre nella propria vita cambiamenti radicali. I cosiddetti “reducetariani”. Ovvero, quelli che  riducono sensibilmente carne ed affettati, senza escluderli del tutto. Quelli che eliminano la carne, ma consumano pesce in minime quantità. Oppure, quelli che cancellano carne e pesce dal proprio menu e moderano il consumo dei derivati animali, senza rinunciarvi  completamente.

Ad oggi, il “vegan style” ha compiuto nel nostro Paese progressi insperati: ad es. rispetto al passato è diventato  molto più semplice acquistare prodotti alimentari “ad hoc”, come pure la stessa cucina vegana si è arricchita di gusti e sapori inediti. Piatti semplici e accessibili a tutte le tasche, ma al tempo stesso raffinati e in grado di soddisfare i palati più esigenti.